C’era una volta… oggi non più, forse domani
Storie, racconti e favole senza nebbia negli occhi. Sarebbero le favole più belle, i più bei racconti a eredità per i figli che verranno. Ma non c’è passaporto né lingua per la disperazione. E la pace, questo amare ricercato solo a parole, è stupendo appunto solo a parole. Oggi sta diventando sempre più un’utopia con il gran cimitero che abbiamo innalzato per le generazioni future. Una sorta di processione di tombe su tombe, un requiem dei giorni perduti.
Ma dov’è che finisce l’intelligenza della gente e comincia la deficienza? Guai a essere felici. Guai ad avere sorrisi semplici di bambini e donne che ritornano festanti con la borsa della spesa. Guai!
E non dovremmo mai smettere di sognare, perché verranno giorni in cui i nostri pensieri non si rincorreranno più e non accenderemo i colori. Ci rimarrà il ricordo, ma solo il ricordo, e le parole che venivano spontanee come un regalo di festa saranno consumate mano a mano dall’ambiguità della vita, finché non ci chiederemo, increduli, se siamo stati veramente noi con un abbraccio di finta ad aver spento le favole.
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