"Oltre la Linea" a Radio Incontro, storica emittente toscana

"Oltre la Linea"  a Radio Incontro, storica emittente toscana

"Oltre la Linea" a Radio Incontro, storica emittente toscana

La voce di Radio Incontro, lo storico microfono toscano acceso dal 1977, ha ospitato Paolo Pardini per una conversazione intensa nel programma “La Maffi in parole e musica” condotto da Francesco Polenghi.
Al centro, il romanzo “Oltre la Linea”: un viaggio che unisce il sogno e la storia, la vita e la memoria.
Sul sito della radio, Polenghi firma anche una recensione appassionata:

Recensione di Giancarlo Polenghi

Oltre la Linea, il romanzo di Paolo Pardini, Edizioni del Faro, l’ho letto in tre giorni, malgrado le sue quasi 400 pagine.
A volte succede che la lettura ti prenda, ma in questo caso non era tanto per sapere come andasse a finire, per scoprire se il protagonista si sarebbe salvato oppure no.
La trama è avvincente e piena di colpi di scena, ma il valore della scrittura è, a mio avviso, nell’onestà dell’esperienza, nel percorso vissuto.
Già il titolo ci introduce in un terreno particolare, nell’“oltre”.
Oltre che cosa? Oltre la vita, oltre la realtà, oltre la storia, oltre i confini, oltre la memoria, oltre le apparenze, oltre tutto.
Il romanzo, a tratti, pare quasi una fuga da qualcosa ma, in realtà, secondo me, è una corsa verso.
La trama, che affonda le sue radici nell’esperienza personale dello scrittore, ha inizio con il sogno di Francesco, un giornalista ricoverato in ospedale per un grave malore al cuore.
Avrebbe dovuto morire, ma viene salvato in extremis. E il paziente sogna — o meglio, vive — una vicenda drammatica, quasi un incubo, che lo porta sul fronte della Prima guerra mondiale.
Tutti i giorni, lo stesso sogno.
La narrazione accade in un tempo preciso: quello del Covid e del lockdown che tutti abbiamo vissuto e, forse, rimosso.
Uno scenario che l’autore definisce un metronomo, per collocare con precisione la storia.
Le immagini distopiche del lockdown — che sappiamo vere eppure quasi fantascientifiche — entrano in risonanza con la vita di Francesco, debolissimo e vivo per miracolo.
La sua vicenda è raccontata con la precisione di un cronista, in terza persona, anche se in essa si intrecciano sogno e realtà.
A tratti sentiamo la voce del protagonista che detta alcuni appunti al suo telefonino ogni volta che ritiene di dover fissare “oggettivamente” i fatti.
Curioso che la tecnologia digitale si presenti come ancoraggio alla realtà.
Francesco agisce, si muove, chiama ossessivamente un numero di telefono a cui non risponde nessuno, e dialoga con una serie di personaggi che incontra, tra cui spicca il suo cardiochirurgo, Eliyhaou, un ebreo saggio di cui diviene amico.
“Sogno o son desto”, diceva Calderón de la Barca, inaugurando un filone di letteratura fecondo al quale, ritengo, questo scritto appartenga.
La trama cresce e si consolida attraverso la scoperta casuale di vecchie lettere che portano proprio alla Prima guerra mondiale e che trasporteranno il protagonista sui monti del Trentino, dove “l’inutile carneficina” ebbe compimento oltre cento anni fa.
Le scoperte personalissime circa la propria famiglia d’origine, e quelle sulla storia collettiva — che non è come ce l’hanno raccontata, perché notoriamente la storia è sempre scritta dai vincitori — sono snodi chiave del romanzo.
Sullo sfondo, in modo sempre implicito (e per questo non banale), le domande di sempre: da dove veniamo? Dove andiamo?
C’è una relazione tra l’oggi e il tempo passato? Che cosa è vero e che cosa è falso?
In Oltre la Linea non ci sono risposte facili, mai.
Dall’inizio alla fine si rimane sospesi, come nelle migliori canzoni di Franco Battiato, dove più che le parole conta l’atmosfera che si riesce a creare.
Allora, cosa ci dice il romanzo?
Ciascuno troverà la propria risposta. Pone grandi domande, solleva questioni cruciali attraverso una storia — e già questo è un merito.
Come sempre nella scrittura felice, si capirà leggendo che la realtà è più grande e complessa di quanto possiamo comprendere o anche solo immaginare.
La grandezza del reale con i suoi infiniti piani.
Ma accanto a questo, e forse con maggiore forza, emerge la dimensione dell’esperienza: è quella la verità di Oltre la Linea.
Ciò che viviamo nella carne e nella mente è ciò che conta, ciò che rimane per sempre — o anche solo per un momento di verità totale.
L’esperienza è più delle storie, che sono sempre “le storie”, al plurale, con la loro prevalente interpretazione dei vincitori.
L’esperienza, difficile da comunicare perché personale, se è vera e autentica, ha qualcosa di universale da dire.
Ci si può, in qualche modo, riconoscere in sé stessi e negli altri.
E cosa c’è allora “oltre la linea”?
Secondo me c’è la relazione. E l’esperienza di essa.
Si va oltre la linea — lo facciamo tutti — per recuperare la relazione e, con essa, il senso, la vita.
Questo è ciò che ho visto nel libro.
Forse l’autore aveva tutt’altro in mente, ma tant’è: quando si scrive, si sa, il libro, che viaggia di mano in mano, appartiene anche ai lettori, che con esso ci fanno quello che vogliono.