Sviluppando una narrazione su due piani temporali e geografici, la Palestina del 1948 e la periferia di Roma nel 2005, "Tempo cieco" è un ulteriore tentativo di Riccardo Pro di raccontare la potenza dello spirito umano alle prese con il muro delle appartenenze, dell’odio razziale, della prevaricazione. A detenere il segreto di questa sorta di invincibilità emotiva sono coloro che si amano perché capaci di abbracciare il lato oscuro del mondo, di attraversare le tenebre con coraggio alla ricerca della luce.
Attingendo alle proprie conoscenze storiche e utilizzando personaggi carichi di umanità, l’autore restituisce in tutta la sua terribile verità l’origine del male che accompagna il conflitto israelo-palestinese da quasi 80 anni.
Riccardo Pro torna con un romanzo dalla scrittura sincopata, dal ritmo incalzante e che rimanda alle prose bop della Beat Generation per la tendenza a scovare un senso profondo anche in ambienti, soggetti e situazioni che apparentemente ne risultano privi. Una sorta di impressionismo narrativo che tenta di agglutinare ogni attimo nel mutevolissimo corpo del racconto, attraverso figurazioni molto personali – nei contenuti quanto nei personaggi – cariche di significato e di una indiscutibile pregnanza storica e geopolitica.
