A partire dal titolo di questa raccolta, il tema attorno a cui ruotano le liriche della nuova opera di Luca Martinalli è quello del tempo. Declinato tra i versi come flusso di ore e di giorni, tempo che passa certo, tempo presente a cui restare saldo (“D.O.C.G.”), ma anche come scansione ritmica, condotta dalle parole, dal loro susseguirsi, dal loro suono. Rime e alliterazioni che, proprio come avviene nelle canzoni, afferrano l’orecchio del lettore, creano musicalità e diventano beat, battito. Il tempo può diventare anche spazio, pausa tra i versi (come avviene in “Esserci”), silenzio e attesa. Inevitabilmente poi il tema del tempo si intreccia con quello del ricordo, della prospettiva che getta sguardo e luce sul passato (“svolgo e poi riavvolgo rotoli di vita…”), velato di nostalgia. Ma al centro della raccolta c’è soprattutto la figura dell’autore e, in perfetta simbiosi, quella del poeta. Scrivere è passione ma anche mestiere, un’arte nel senso più pratico del termine, è strappare materia superflua dalla realtà e lasciare emergere solo le parole giuste, come i diamanti in una cava o una figura da un blocco di marmo. E nella poesia si può trovare riscatto (“Bang!”), sfogo e denuncia (“Hey!”), si può cercare evasione e divertimento o inseguire il fascino delle emozioni: “Complicato tetris, / alterata nota diesis, / questo sfizio di scoprire dentro ronde di parole / suoni che diventino emozioni, / di amare questo viaggio fertile destinazione Scrivere…” Ma soprattutto si può tentare il delicato equilibrio di vivere, che assomiglia a un camminare su un filo teso, in bilico tra buio e luce, tra l’inciampo e il volo leggero, tra bellezza e difficoltà: “Riemerge, talvolta, il poeta, gettando al cielo ancora di bellezza / aggrappato alla stella maestra del dolore.” Carlo Ozzella (cantautore)