“E l’occhio defesso che si sforzava / vedeva solo lui tra i corpi muti:
terrore che cammina tra i suoi fanti: / Alboïno! Alboïno viene avanti!”
Ogni tanto, si sente raccontare in giro che il nome della città di Albino derivi da quello del famoso re longobardo Alboino. Per quanto questa sia un’inesattezza storica ed etimologica, è sicuramente un’ipotesi intrigante e in grado di stuzzicare la fantasia, tanto che da essa si è generato il poemetto contenuto in questo libro. Un racconto fantastico e d’avventura scritto in rima, più precisamente in ottave, che vuole dare delle origini epiche e fantastiche alla città di Albino e a qualche suo famoso abitante. Nel racconto, Murù e i suoi amici, stanchi dell’oppressione longobarda, si uniscono all’esercito carolingio che sta scendendo in Italia, per porre fine al regno del malvagio discendente di Alboino. La guerra rimane sullo sfondo, mentre il lettore è impegnato a seguire le avventure e le sfide che i protagonisti sono chiamati ad affrontare, per poi giungere all’epilogo conclusivo nel castello del tiranno. In questo poemetto trovano spazio l’epica, l’amore, l’avventura e moltissimi elementi leggendari e fiabeschi ereditati direttamente dalla tradizione folkloristica albinese.