Le indagini dello sbirro Antonio Cavazzani nella Trento di metà Settecento
La città di Trento, a cavallo dei mesi di agosto e di settembre del 1743 venne funestata da un orribile delitto. Un fraticello del convento della Busa, arrivato all’alba nel suo consueto giro della questua sul Ponte alto, guardò per caso in basso e vide sulle rocce battute dall’acqua della Fersina il corpo di una ragazza uccisa con una bastonata alla tempia, poi spogliata dei suoi abiti e gettata nell’orrido. Toccherà ad Antonio Cavazzani, giovane capitano degli sbirri della città e al suo fedele aiutante, Valerio Battaglia, indagare sull’orrendo crimine per trovare il colpevole o i colpevoli. Ma non mancheranno gli scogli. L’omertà degli amici dei potenti, la ribellione dei mercanti coinvolti, il furore dei nobili messi sotto accusa e le interferenze di un giudice legato ancora a codici medievali metteranno a dura prova la pazienza del bargello. Ci vorranno tutta la sua abilità e l’aiuto degli straccioni della città capitanati dal vecchio Arturo dalle Moline per vedere alla fine sbocciare una verità inaspettata che metterà in luce lo squallore di un vero e proprio “mercato” delle anime.
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