Lukas Zanotti

Biografia La mancanza di documenti accertabili e l’esiguità delle testimonianze attendibili, la vita completamente isolata che condusse, la mistificazione, inoltre, in chiave leggendaria se non agiografica della sua figura, operata sistematicamente negli ambienti mistico-religiosi e nei circoli segreti degli alchimisti, rendono difficoltoso ed arduo ogni approccio seriamente biografico nei confronti di Lukas Zanotti. Innanzitutto egli muore il 26 aprile 1970 in circostanze del tutto enigmatiche ed oscure. Paziente dell’ospedale psichiatrico di Pergine, il 20 aprile viene denunciata alle autorità locali dal Dott. Prof. Heinrich Kraft-Ebing, allora direttore dell’istituto, la sua improvvisa e misteriosa scomparsa. Le ricerche, subito iniziate, non portano ad alcun esito. Poi, la notte del 26 aprile, durante un violento nubifragio presso il vicino abitato di S. Pietro, un fienile viene incendiato e distrutto da un fulmine. Domate le fiamme, i vigili del fuoco ritrovano nel rustico un corpo carbonizzato. Il corpo è quello di Lukas Zanotti, si dice, in quanto ne vengono riconosciuti gli indumenti. Le ipotesi però sulle cause e le circostanze del decesso sono confuse, ambigue e molteplici. Dall’analisi autoptica risulta, infatti, che le ustioni sul corpo risalgono a svariati giorni prima, così che alcuni medici accreditano l’ipotesi di un decesso da elettroshock, voluto poi mascherare dal personale del manicomio come morte accidentale; altri, invece, incolpano la sua rarissima malattia che, nelle crisi più acute, ne ustionava l’epidermide fino a renderla incandescente e quindi carbonizzata. Certi studiosi svizzeri, infine, sulla base di strane incongruenze negli accertamenti autoptici e confortati da alcune testimonianze, si convincono addirittura che il corpo ritrovato non sia quello di Zanotti ma che invece, rapito da fanatici e seguaci alchimisti, egli sia ancora vivo e tenuto nascosto presso il sanatorio Berghof di Davos. Più oscure e fumose, se possibile, risultano poi le voci e le notizie relative la vita: gran parte dei suoi documenti, infatti, si sono inspiegabilmente persi nel 1973 durante il trasferimento ad Hall dell’archivio manicomiale perginese e quindi ogni dato descritto nelle biografie mistico-esoteriche non possiede alcun reale e sicuro riscontro. Le apparizioni multiple, gli innumerevoli miracoli, le facoltà di levitazione, magnetismo, telecinesi, telepatia e ipnotismo, come la chiaroveggenza e l’onnipotenza, il suo fluido magico astrale, il potere della xenoglossia, e ancora le sedute spiritiche con satana, i voli notturni, i viaggi spaziali, le incredibili scoperte e le orge sessuali con animali, sembrerebbero decisamente delle esagerazioni create ad arte dai suoi biografi devoti e idolatri. Dai pochi documenti rimasti pare comunque certo che Lukas Zanotti fu internato, giovanissimo, il 3 giugno 1924, con un ricovero spontaneo causato da persistenti segni d’instabilità psichica e “per non poter più resistere alla vita libera”. Nel verbale clinico di quel giorno egli afferma che una crudele polizia segreta studia le sue mosse, lo insegue, ma non lo incarcera; lo farà solo quando avrà a disposizione tutti gli elementi di prova necessari alla condanna definitiva. Qui il profondo vissuto di colpa si mescola già all’espiazione, che consiste nel vivere nell’angosciosa attesa senza fine di un evento tanto temibile quanto da lui incontrollabile. Per tale motivo, divenuta l’angoscia intollerabile, Zanotti anticipa sul tempo i suoi persecutori ed è lui per primo a chiedere l’internamento in manicomio e a pagare in tal modo la colpa dei suoi peccati, vivendo la sensazione tanto onnipotente quanto autodistruttiva di essere lui stesso a determinare gli eventi e a tenere in scacco la polizia segreta. In proposito lo psichiatra Hans Prinzhorn afferma che Adolf Wölfli, essendone morbosamente attratto ma invidioso, sosteneva d’essere lui il vero Lukas Zanotti, ossia Dio, fingendosi Adolf Wölfli proprio per sfuggire alla evocata polizia segreta, ossia il Male. Altro dato certo è la sua adesione nel 1928, nonostante fosse già in manicomio, alla Confraternita del Collegio Rosiano, di cui divenne nel 1934 Guardiano dell’Albero Solare; sarà proprio in questo ristretto ambito alchimistico che maturerà la sua fama leggendaria, alimentata soprattutto dai suoi numerosi scritti esoterico-filosofici e la sua vasta opera mistico-artistica. Infine, se la morte è ambigua e la vita scarsamente documentata quando non distorta, le origini di Lukas Zanotti sono addirittura sconosciute: chi furono i suoi genitori? dove e quando nacque? Anche qui le biografie esistenti non sono attendibili né affidabili: c’è chi lo vuole discendente da esseri divini, chi figlio di un angelo e un caprone, altri asseriscono poi sia nato sulla luna, sotto l’oceano indiano, dentro un vulcano sommerso e più di 4.000 anni fa. Insomma, davvero una figura ineffabile che solo ora, attraverso l’analisi della sua opera letteraria e pittorica sepolta sotto le fondamenta del manicomio e casualmente ritrovata nel 2005, gli storici e gli studiosi stanno facendo uscire dall’ombra e dalle tenebre.

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KUKA MUSEUM & LUKAS ZANOTTI

KUKA MUSEUM       Il Kuka Museum, ente no profit, fondato e diretto da Lukas Zanotti nel 2016 e con sede a Bolzano, nasce con l’intento di raccogliere, studiare, conservare, promuovere, esporre e pubblicare l’Outsider Art prodotta in Sudtirolo, in tutte le sue forme e manifestazioni, sia da artisti del passato che da quelli viventi: disegni, pitture, sculture, romanzi, poesie, diari, environments, video, performances, canzoni, racconti orali, ecc.      Per la precisione, con il termine Outsider Art, o Arte Irregolare, si disegna la grande, variegata e complessa famiglia degli artisti marginali, folk, visionari, spesso con problemi psichici e sempre, o quasi sempre, sprovvisti di formazione artistica accademica, ossia i cosiddetti autodidatti. Persone che operano solitarie, al di fuori del condizionamento di canoni, movimenti, mercati e che traggono dalle profondità della propria personalità, per se stessi e non per altri, opere eccezionali nel concetto, nell’oggetto, nelle tecniche. Oggi l’Outsider Art viene distinta dall’Art Brut, anche se in realtà per certi versi ancora vi coincide e, comunque, ne discende e ne è estensione. Il termine è più correlato alla posizione di marginalità sociale in cui vive l’artista, piuttosto che all’opera.     Perché Kuka? Il nome Kuka deriva dalla storpiatura del nome Lukas pronunciata da Alice, una bambina di due anni. Lukas per lei era Kuka! Ecco, a me è sembrato molto simpatico e simbolico: in fondo un museo di artisti outsider sta ad un museo accademicamente istituzionale come un nome scorretto e storpiato sta ad un nome corretto ed esatto.      Attualmente il Kuka Museum ha una sede a Bolzano per la conservazione della propria collezione (tra gli artisti presenti anche Gottfried Masoner, Hermann Perkmann, Aldo Porcaro, Mike Fedrizzi, Jakob De Chirico, Giorgioppi, ecc.), mentre per tutte le altre attività lo spazio sarà ogni volta diverso ed inventato, adattato e costruito attorno al progetto del lavoro. Il museo vive anche virtualmente, nella sua unità, on line con un sito proprio e su piattaforme social come Facebook, Pinterest, Instagram, Google+, Twitter, ecc. Per il resto è un ‘living museum’, ossia un museo che vive per strada.     Il Kuka Museum, oltre ad avere già una propria, seppur piccola, collezione e disporre di una biblioteca specializzata nel settore, collabora anche ad iniziative di ricerca e di studio, di scambio e di esposizione, con il Musee Visionnaire di Zurigo, tramite Giulia Ficco, e con il Living Museum di Amsterdam, tramite Helen Roeten.     La mostra inaugurale verrà allestita questo autunno e sarà curata dall’attuale direttore, nonché fondatore, Lukas Zanotti, con il titolo ‘The Monster Rain’, il ‘Mostro Pioggia’. Tema è la rappresentazione della pioggia nel nostro contesto territoriale, rurale e contadino; la pioggia come mostro cercato e positivo, o come mostro temuto, scongiurato e dannoso, cattivo. Gli artisti invitati sono Hermann Perkmann, artista autodidatta e girovago di Bolzano, ed alcuni giovani disabili mentali che lavorano in cooperativa sociale.     Per eventuali contatti scrivere al seguente indirizzo e-mail: kukamuseum@virgilio.it    
Inserita 7 anni fa