Recensione di Sulla cruda pelle sulla rivista Anthos

Recensione di Sulla cruda pelle sulla rivista Anthos

Recensione di Sulla cruda pelle sulla rivista Anthos

Maria Gabriella Canfarelli ha scritto un bell'articolo sulla rivista "Anthos" (Bonanno Editore) recensendo "Sulla cruda pelle" di Cettina Caliò.     Di seguito l'articolo: Quasi un diario di bordo con annotazioni di rotta, cambiamenti, inversioni di direzione, caratterizzato da una parola precisa, uno stile nitido che è immediata enunciazione d’una poetica a carattere relazionale e passionale, e del cammino solitario di un’anima che intraprende il viaggio da sé a sé, da sé all’altro. Nitore e freschezza che Cettina Caliò conferma tratto peculiare della sua ricerca espressiva; in più, In quest’ultima raccolta, Sulla cruda pelle (Forme Libere, 2012), insiste un movimento interno, una sorta di scansione pendolare tra tempo e spazio – nella disposizione del verso, nel respiro, nei rimandi da una poesia all’altra: …che è speculare alla scansione fisica del corpo tra arrivi e partenze, da e per un luogo. La parola è dunque partecipe di un dinamismo vitale che via via si affina, raffina il verso per sottrazione del superfluo, del non necessario. Essenziale, questa parola ha la brevità e profondità del lampo, la cui fulminea luce scompone e ricompone disseminati segni d’una pacata e fiera malinconia. Parola del corpo, della pelle, prima di tutto, che conosce il confine, il limite dato dalle rovine, il punto da cui ripartire coi sentimenti per ricostruire e percorrere altre possibilità, sebbene lo spavento di vivere. Allora bisogna ricorrere alla memoria, all’esperienza, ri-educarsi all’esistenza: Ho dimenticato/di tacere/ho ricordato/che vivere/è quasi cadere, per non incorrere nel rischio di straniamento, nell’auto-inganno del cuore; per realizzare quella condizione cli armonia cui si aspira mentre si vive, come rileva il critico Giuseppe Condorelli nell’accurata prefazione: “è uno scontro tellurico: le placche dei sentimenti e dell’armonia contro quelle della crudezza e del dolore di vivere”. Sulla pelle, su questo involucro del corpo esposto alle intemperie esistenziali, più che rivestimento, parte senziente e cognitiva del viaggiatore, si avvertono i contraccolpi improvvisi, le increspature, il moto ondoso della vita, la complessità delle dinamiche relazionali. La pelle conosce, respira: sa quando è il momento di andare lontano, mimetizzarsi, allungarsi dentro/questo imprevisto adesso, esplorare nuove rotte: altre stanze da viaggiare/necessitano di altre porte da chiudere ché il desiderio di scoprire, provare, esperire (nonostante gli abiti slabbrati cui la forma del corpo non aderisce, forma quasi staccata, prosciugata) nasce da una spinta insopprimibile, anche se veste di nero/oggi tipe nsiero// (…) bisogna entrare/nel giorno /malgrado l’abito. Un continuo andare che all’altro da noi. ci accomuna, nella condivisione di atti semplici, gesti usuali, tali sì da sentire di essere simili alla molle consistenza d’una minestra della stessa pentola /ci tocca/mostrare questa danza/di. fatta/in punta di cucchiaio. “Ogni colloquio diretto rimane sospeso anche se i versi che possiedono la continuità di un breve poemetto (…) paiono scardinare l’impasse, testimoniare la possibilità di uno spiraglio” aggiunge Condorelli; ostinazione a resistere alla malinconia del distacco e della perdita, ostinazione che potremmo chiamare speranza: Passeranno/anche questi sette minuti/imprevisti//ci metto dentro il caldo umido/che fa la cruda pelle al mattino//passeremo noi pure/come il fumo di questa sigaretta/che oggi costa ai polmoni/dieci centesimi in più.
Quando
Dal 04 Giu. 2013
al 25 Mar. 2024

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