Cleto La Triplice

Cleto La Triplice è un grande amante dello sport. Un triatleta convinto. Un Ironman equilibrato, ma soprattutto lento. Stanco di allenamenti a fianco di fanatici e invasati della triplice disciplina, ha deciso di punirli smascherando in quest’opera vizi e capricci di una categoria intera. Le situazioni descritte non sono di fantasia, ma sono state vissute dall’autore in prima persona e con grande sofferenza.
Grande sostenitore del fatto che questo sport sia splendido purché sotto il vigile controllo di una donna. Il dolore e lo sconforto che negli anni ha riposato negli occhi delle rispettive mogli e compagne dei triatleti trova qui una vendetta.

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ANSA - recensione

  (Di Nicola Lillo) (ANSA) - BOLOGNA, 3 GIU - CLETO LA TRIPLICE, 'UNO SCEMO CON LA MEDAGLIA AL COLLO' (EDIZIONE DEL FARO, PAGINE 87, 12 EURO). Se sei ancora sposato non ti sei allenato abbastanza. E' con questo comandamento ben impresso che bisogna iniziare a leggere il nuovo libro di Cleto La Triplice sullo sport più faticoso al mondo, il triathlon; o meglio sugli uomini e le donne che praticano questo sport fatto di nuoto, bici e corsa: i triatleti, persone cioè che per definizione non hanno ben compreso che praticare un solo sport, e non tre alla volta, 'è duro abbastanza'. Con il simpatico volumetto 'Uno scemo con la medaglia al collo' (edizioni Del Faro), l'autore Cleto La Triplice - pseudonimo di un professionista bolognese - torna sul suo grande amore, dopo il libro 'Il mio ex faceva l'ironman', ritratto della solitudine dell'atleta, abbandonato da moglie e amici ormai esausti per manie e continui impegni sportivi. Ad aprire questo secondo libro è la prefazione di Federico Girasole, pluri campione italiano della specialità su distanza lunga ed ex atleta della nazionale italiana, che ammette di aver avuto inCleto un esempio e un riferimento - ma forse questa è l'unica parte non veritiera del libro. Queste pagine sono "un ulteriore sforzo che vuole eliminare ogni dubbio", spiega La Triplice, "siamo davvero malati. Abbiamo davvero passato il segno. Felici di essere drogati di triathlon! Ma sapendo riderci sopra". Ed è quello che La Triplice fa per tutte le quasi novanta pagine, che questa volta non si concentrano sulle compagne o i compagni dei triatleti. Al centro di un racconto leggero, questa volta, ci sono tutti i pezzi di questa ossessione: dalla visita medico sportiva al parcheggio in albergo, dai bisogni fisiologici prima della partenza all'uso dei social network, dal look degli atleti ai ristori, dal meccanico delle bici agli allenamenti in piscina. Dettagli curiosi che La Triplice affronta con ironia, ma sempre con grande rispetto. Il triatleta, ad esempio, prima di partire per un''avventura' che può durare anche diverse ore (ed è l'esempio dell'ironman, la gara più dura della specialità: 3,8 km a nuoto, 180 in bici, e 42 di corsa, il tutto in rapida successione) viene marchiato sul polpaccio con la sua età (e c'è chi la modifica per evitare brutte figure). Ma quando in gara si viene poi superati da qualcuno col polpaccio da 78, 79 o 80 anni "immediatamente pensi: 'è lo sport più bello che ci sia!'. Qui ci sono persone fantastiche e meravigliose". La Triplice fa anche un'ammissione. Per questo atleta che sogna Kona (la più prestigiosa e inaccessibile gara, che si svolge nelle Hawaii ed è aperta solo ai più forti) "Il triathlon è donna! Solo una ragazza può fare bene tre cose nello stesso momento. Nella stessa giornata. L'uomo riesce a fare solo una cosa alla volta" e molto spesso rischia di esagerare. (ANSA). YC9-MR/ S57 QBXJ
Inserita 8 anni fa